Salvatore Anelli, Salvatore Dominelli, Franco Flaccavento, Francomà, Alfredo Granata, Luigi Magli, Rocco Pangaro, Salvatore Pepe, tarcisio Pingitore, Antonio Pujia Veneziano |
24 agosto - 24 settembre 2004
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Il progetto di svecchiamento delle strutture narrative romantiche vede in Ruggero Leoncavallo un grande protagonista. L'eredità del dramma lirico verdiano trova nel nostro autore un supplemento di suspence e di serenità del tutto assenti nell'idealismo del padre musicale del Risorgimento. Con Leoncavallo si giunge alla bestemmia in scena, alla presentazione di asini per maggior verosimiglianza con l'ambiente calabrese in cui avviene la vicenda, alla presentazione di gobbi delatori la cui deformità corporale è specchio dell'anima, esattamente al contrario della tradizione che vede nella bellezza dello spirito un risarcimento delle deformità del corpo. |
Gli ingredienti di questa rivoluzione sono una febbrile attenzione a ciò che avviene Oltralpe, l'innamoramento per una cultura che cerca di allontanarsi definitivamente dalla misurata sentimentalità ottocentesca. Per tal fine l'accoltellamento di Nedda, si badi bene alle spalle, sembra il tentativo di mise en scene di un'eccessività atta a sconvolgere con un eccesso di realismo il pubblico dei teatri borghesi, sicuramente abituati ai coup de théatre tipici del melodramma e ancor più di Shakespeare, ma altrettanto disavvezzi al situare le vicende tra il popolino delle strade del Sud. Da questo punto di vista il Realismo, la pedissequa riproposizione dei fatti con un condimento minimo di invenzione, come Flaubert predicava dalle pagine della sua Madame Bovary, manifesto del genere, può rivelarsi ben poca cosa di fronte ai nostri occhi abituati a ben altre infrazioni. Così non può essere, in ogni caso, per la struttura deI pagliacci. Questa vede un raddoppio perfettamente speculare di scena e vissuto dei protagonisti. Il dramma che mette in scena Canio è perfettamente identico a quello vissuto nella sua intimità familiare. Il tradimento di Nedda con Silvio è parallelo a quello di Colombina, e anche questa non è una novità. Ma tutto cambia considerando che la vendetta del marito tradito avviene a scena aperta, con una commistione di pubblico e privato, di rappresentazione e di vita reale, che non avveniva dai tempi dell’lllusion comique di Corneille. Questa strada, di connotazione linguistica dello spazio teatrale, sarà una delle vie maestre percorse dal teatro del novecento, massime da Pirandello, che userà la stessa struttura nei sei personaggi in cerca d'autore. Per quanto concerne la musica, direi che assistiamo ad una certa discrasia linguistica: dietro i rumori di una banda paesana, dietro i versacci dei clown c'è l'assimilazione di tutto il linguaggio cromatico wagneriano, che traspare, con magistrale spessore, dietro ogni accordo, dietro ogni rilascio orchestrale. Il materiale al quale possono attingere i nostri artisti è, dunque, quanto mai vario: le contraddizioni e lo spessore delle inquietudini del nostro fine secolo romantico sono perfettamente rappresentati dal melodramma di Leoncavallo e, in quanto tali, sono un patrimonio di ogni tempo. Paolo Aita |
gli artisti |
Salvatore Dominelli
realizza delle variazioni lirico-segniche |
La rassegna è stata presentata dall' Associazione R.Leoncavallo (Montalto Uffugo-cs) - Centro Internazionale d'Arte Cultura e Iniziativa Sociale - (Presidente: Maria Francesca Siciliani) in collaborazione con Vertigo Centro Internazionale per la Cultura e le Arti Visive (via Rivocati,63, Cosenza - tel/fax 0984 75212)
testi in catalogo: Ugo Gravina, Sindaco di Montalto Uffugo Paolo Giorno, Direttore Artistico Festival Leoncavallo Maria Francesca Siciliani, Presidente Associazione Leoncavallo Paolo Aita , critico d'arte CATALOGO (in rassegna) edito da: La Grafica Commerciale di Mario Tocci-Cosenza) (foto : Francomà)
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