27 settembre - 27 ottobre 2003
Ronda
Nell' italiano corrente ronda è senz'altro un termine soldatesco. Ma appena si toglie il velo di polvere che copre questa onorata parola, ci si accorge che infiniti sono i significati che si affollano. Ronda, rondeau e rondò sono parenti stretti, ma gli ultimi due sono termini musicali in uso a da Venezia al Galles fino al settecento. Rotondi, a forma di ronda appunto, potrebbero essere i cerchi che i dervisci tracciano nel loro danzare. In questa attenzione per la disciplina, per il ritorno (di questi tempi si direbbe del medesimo), spicca la singolare somiglianza dell'attività del danzatore e di quella del soldato, costretti alla ripetizione della stessa figura. l'emblema della leggerezza e quello della pesantezza si incontrano in questi impraticabili anelli, ritorni, stabilendo delle affinità che un tempo più clemente ci farà investigare: Di tutto ciò è consapevole, sebbene malamente convinto, Giuseppe Salvatori. La sua pittura potrebbe essere, con Montale, l'anello che non tiene, l'anello che non pareggia i conti con la rappresentazione, perciò si ostina a forgiare contorni e non copie. Forse la sua pittura sa che la vita è circolare, dunque irraggiungibile dal nostro moto rettilineo. Così in queste opere c'è tutta la nostalgia per la persa rotondità dell'essere. Per questo ci riguardano. Paolo Aita |